Niente fondi europei per il reddito di cittadinanza

L’Europa dice no a Regioni e Parlamento europeo

25maggio 2015 da listatsipras.eu

reddito minimoreddito minimoLa Commissione europea ha inviato una lapidaria missiva ai ministeri del Lavoro e delle Finanze in cui si afferma che la Direzione generale per l’occupazione di Bruxelles si oppone al reddito di cittadinanza finanziato con soldi europei.

Il messaggio è chiaro. Si vuole fare abortire sul nascere l’idea che alcuni presidenti di Regione hanno avanzato anche nel nostro paese, fra cui persino Roberto Maroni, di finanziare misure di reddito garantito con i fondi Ue.

reddito minimo.La commissione Europea motiva questa nuova entrata a gamba tesa nelle politiche sociali dei paesi europei, fra cui il nostro – che peraltro è privo come è noto, assieme alla Grecia, di una misura di reddito garantito universale –  con il fatto che il reddito garantito sarebbe solo una misura “passiva”, mentre i fondi europei dovrebbero essere destinati a provvedimenti di politica “attiva” sul mercato del lavoro.

Il tutto avviene mentre è in pieno svolgimento la campagna lanciata da Libera sul reddito di dignità – come lo hanno giustamente chiamato – e proposte di legge sulla materia attendono finalmente di essere discusse  nel nostro Parlamento.

reddito minimo,Ma la cosa più clamorosa è che la missiva della Commissione Europea contraddice apertamente la risoluzione adottata dal Parlamento europeo il 20 ottobre del 2010 sul “ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e nella promozione di una società inclusiva in Europa”. Siamo quindi di fronte a un conflitto fra poteri. Il Parlamento europeo decide una linea di azione, seppure nella forma di risoluzione, la Commissione Europea si comporta in modo opposto. Il primo organismo è elettivo, il secondo no. In altre parole le elite europee si mettono sotto i piedi ancora una volta la democrazia.

Va infine segnalato che la risoluzione del Parlamento, a differenza della Commissione, non contrappone affatto reddito minimo a lavoro, ma lo considera oltre che un mezzo di lotta alla povertà anche un ottimo strumento per mettere in condizione i beneficiari di trovare un lavoro soddisfacente, un decent work.

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