Non solo numeri. Report di un anno di violenza sulle donne, a Pisa e provincia

A Pisa le associazioni ‘Casa della Donna’, ‘Donne in movimento’ e ‘Nuovo Maschile’ hanno presentato i dati ufficiali in un report che fa tremare i polsi. Solo nel 2016, ogni 36 ore una donna ha chiesto aiuto.

11novembre 2017 di Beatrice Bardelli

In aumento le donne over 50 che chiedono aiuto. Nel 2016, a Pisa, sono state circa 240 le donne che hanno chiesto aiuto per uscire da una situazione di violenza. Ma sono solo la punta dell’iceberg. Sono solo le donne che hanno trovato il coraggio di denunciare una propria condizione di difficoltà nei confronti di un partner violento. Una violenza alcune volte di tipo psicologico, molto più spesso e sempre più spesso una violenza di tipo esclusivamente fisico. Il fenomeno della violenza maschile sulle donne è in aumento anche a Pisa e provincia.

Lo hanno confermato con la presentazione del Report 2017 del Centro antiviolenza della Casa della Donna, gli interventi di Carla Pochini, presidente della Casa della Donna, Giovanna Zitiello, coordinatrice del Centro antiviolenza della Casa della Donna, Ana Maria Mengue, presidente dell’associazione Dim-Donne in movimento, Desiree Olianas, vicepresidente dell’associazione Nuovo Maschile e Carlotta Monti, della Rete Educare alle differenze. Già nei primi sei mesi di quest’anno, le donne che hanno chiesto aiuto sono state 176, 150 alla Casa della Donna e 26 a Donne in movimento. Si tratta in gran parte di donne con un’età compresa tra i 20 ed i 50 anni e di nazionalità italiana, ad eccezione delle donne accolte dall’associazione Dim che sono soprattutto di origine straniera, provenienti dall’area del Maghreb e dall’Est Europa, e che sono arrivate all’associazione o attraverso il pronto soccorso (Codice Rosa) o attraverso le forze dell’ordine.

Le donne maltrattate: dietro i dati c’è sempre il corpo di una donna.

Delle 240 donne che nel 2016 hanno chiesto aiuto, 203 sono state accolte dal Centro antiviolenza della Casa della Donna e 37 dall’associazione Donne in movimento presieduta da Ana Maria Mengue. Delle 203 donne accolte dal Centro antiviolenza, il 78% è di nazionalità italiana, più della metà (53%) ha tra i 30 ed i 49 anni, più di un quarto (26,6%) ha oltre 50 anni e quasi un quinto (17%) è tra i 18 ed i 29 anni.

“Già nel 2015, ha spiegato Carla Pochini (presidente della Casa della donna) avevamo registrato un aumento significativo di donne over 50 che si rivolgevano al nostro centro antiviolenza e la tendenza, nel 2016, è ulteriormente aumentata passando dal 20 al 26%. Un dato importante che evidenzia come anche tra le donne meno giovani sia sempre più forte la consapevolezza di ciò che vivono. Si tratta di donne che spesso, dopo anni di violenze in ambito coniugale, trovano la forza e il coraggio di dire basta e di intraprendere un percorso di uscita dalla violenza. Questi numeri e le loro storie confermano un aspetto fondamentale che non ci stancheremo mai di ribadire. Dalla violenza si può, sempre, uscire. Non è mai troppo tardi”.

In linea con i dati ISTAT, anche secondo i dati raccolti dalla Casa della donna la maggior parte delle donne subisce violenza tra le mura di casa, per mano del marito, del convivente o del partner. Di queste, il 53,2% ha subito violenza fisica o violenza sessuale e quasi l’80% violenza psicologica. Il 43% di queste donne lavora, una su tre ha una laurea ed il 40% ha conseguito un diploma di scuola superiore o ha frequentato un corso di formazione professionale. Oltre il 58% ha figli.

I figli. Vittime ignorate.

Si chiama ‘violenza assistita’ quella che i figli subiscono assistendo ad atti di violenza sul corpo delle loro madri. Un fenomeno in crescita ma anche un fenomeno ignorato.

“Quello dei figli delle donne vittime di violenza è un fenomeno di cui si parla ancora troppo poco, eppure i dati sulla cosiddetta “violenza assistita” sono drammatici. Nel 2015 l’Istat ha rilevato che il 62,5% delle violenze domestiche si consuma in presenza dei figli, ha dichiarato Giovanna Zitiello (coordinatrice del Centro antiviolenza della Casa della Donna).

E poi ci sono gli “orfani di femminicidio” che oggi, in Italia, sono cirva 1600. Sono bambini e ragazzi la cui madre è stata uccisa dal padre e per i quali ancora non esiste nessuna tutela o sostegno specifico. Da mesi, infatti, è bloccata in Senato un’importante legge che per la prima volta si occupa dei loro diritti e che purtroppo rischia di saltare con la fine della legislatura.

Una casa-rifugio.

Il Centro antiviolenza della Casa della Donna di Pisa è uno dei pochi in Toscana che gestisce una casa-rifugio per donne maltrattate. La casa-rifugio è una struttura fondamentale per aiutare concretamente le donne che vivono in situazioni di grave violenza, e la cui vita può essere in pericolo, ad allontanarsi dalla propria abitazione ovvero dal luogo dell’evento delittuoso. Dispone di 8 posti letto e può ospitare fino a 4 donne con bambini per un periodo di 6mesi che possono essere rinnovati in caso di necessità.

“Nel 2016 sono state 6 le donne e 6 i minori che abbiamo accolto nella casa-rifugio. Donne che dovevano lasciare la propria casa e trovare un luogo sicuro per sé ed i propri figli”  ha piegato  Zitiello . La casa-rifugio è un luogo protetto dove le donne compiono un percorso di ricostruzione della propria vita e, grazie al lavoro di accompagnamento delle nostre operatrici ed alla sinergia con i servizi sul territorio, le aiutiamo a superare i danni della violenza ed a ripartire. Sia nel 2016 che quest’anno, ha concluso Zitiello, abbiamo ospitato donne con figli che sono state costrette a vivere chiuse nella casa-rifugio per settimane, senza mai uscire, in attesa di un provvedimento giudiziario di allontanamento del maltrattante che non arrivava. Per queste donne sfuggire all’uomo che le picchia e le minaccia è talvolta l’unico modo per salvarsi la vita, ma non sempre questo è chiaro a chi amministra la giustizia”.

Infatti, nell’ultimo anno e mezzo, il provvedimento di allontanamento è stato troppo lento e le donne sono state costrette a vivere come recluse nella casa-rifugio senza mai uscire per moltissimo tempo. Dal 2002 è stata attivata una collaborazione con la Società della Salute per costruire un percorso di accoglienza e, soprattutto, di uscita dalla casa-rifugio. Ad oggi, sono in corso contatti con le ASL e gli ospedali soprattutto per le donne immigrate che non hanno reti familiari vicine e non sanno parlare italiano e non hanno permesso di soggiorno e per le donne rom che appartengono a comunità diffuse sul territorio da cui non possono sfuggire se intercettate.

Il Centro antiviolenza di Pisa.

Pisa si è conquistata il titolo di città all’avanguardia in Italia nel settore della violenza di genere grazie alla preziosa presenza ed all’attività costante della Casa della Donna (Via Galli Tassi 8, vicino piazza Duomo, tel-fax segreteria 050 – 550627, dal lunedì al venerdì h.16.00-19.00, lunedì e mercoledì h. 9.30-12.30) che dal 1993 gestisce un Centro antiviolenza che offre ascolto, sostegno e protezione alle donne vittime di maltrattamenti, violenze ed abusi attraverso il servizio di ascolto ed accoglienza Telefono Donna (Tel. 050 561628) e la Casa Rifugio. Il Centro è uno dei 15 centri della Rete Tosca, la rete regionale dei centri antiviolenza, e degli 80 centri della Rete nazionale Dire.

Grazie ai servizi ed alle attività che svolge quotidianamente sul territorio, attraverso le operatrici e le volontarie, il Centro antiviolenza di Pisa raccoglie ogni anno dati e numeri sul fenomeno della violenza a Pisa e provincia. Ad oggi all’interno del Centro opera un gruppo di lavoro multi-professionale composto da 12 operatrici di cui 7 sono volontarie, 2 sono psicologhe e 4 sono avvocate. Il Report presentato a Pisa sui dati del 2016 è frutto del lavoro costante delle operatrici e delle volontarie del Centro.

Gli uomini maltrattanti. Chi sono?

Secondo i dati raccolti dal Centro antiviolenza della Casa della Donna si tratta spesso di  uomini insospettabili. Hanno un lavoro (53%), sono istruiti, hanno un diploma, una laurea o una formazione professionale (62%), sono per la maggior parte italiani (74%). Sono uomini cosiddetti  “per bene”, senza dipendenze, senza precedenti penali e senza problemi psichiatrici (52,7%). Il 53% ha un’età compresa tra i 30 ed i 49 anni, il 60% è coniugato o convivente e nel 73% dei casi è partner o ex partner della donna maltrattata.

Nuovo Maschile. Uomini liberi dalla violenza

Da 5 anni a Pisa è attiva l’associazione “ Nuovo Maschile. Uomini liberi dalla violenza” che si occupa di violenza maschile su donne e bambini. “E’ uno dei 44 centri per uomini maltrattanti esistenti in Italia, offre un servizio gratuito e può essere contattato al numero di cellulare 370-3230356, ha spiegato Desiree Olianas (vicepresidente dell’associazione). L’attività con uomini maltrattanti prevede prima 5colloqui con uno psicologo, dopo, un percorso di gruppo che viene condotto settimanalmente da uno psicoterapeuta”.

Nel 2016 si sono rivolti all’associazione “Nuovo Maschile” 18 uomini, tutti padri (14 di figli minorenni, 4 di figli adulti) e tutti con partner. Di questi, 10 uomini lo hanno fatto in modo volontario o spinti dal partner, familiari o amici, 8, invece, perché inviati dalle istituzioni attraverso i servizi sociali del territorio o l’Ufficio esecuzione penale esterna. 17 uomini su 18 hanno esercitato sia violenza psicologica che violenza fisica sulle proprie partner ma di queste solo 7 sono entrate in contatto con il Centro antiviolenza dopo avere iniziato il percorso con la Casa della donna.

Il background di questi uomini maltrattanti è indicativo: 13 su 18 hanno dichiarato di avere subito violenza durante l’infanzia, o direttamente o come testimoni di violenze in famiglia, 5 dei 18 hanno dichiarato di possedere un’arma registrata e quasi la metà dei 18 ha un procedimento penale, in corso o concluso, ed è seguito dai servizi sociali o da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra.

“Raramente gli uomini hanno consapevolezza da soli dei loro comportamenti violenti ma dal quadro generale risulta evidente che la violenza si apprende, ha commentato Desiree Olianas. Il fatto che la gran parte degli uomini che seguiamo abbia subito violenza fisica, psicologica o assistita quando era bambino è un dato molto significativo,  ha continuato Olianas, soprattutto se consideriamo che gli uomini più consapevolmente sofferenti per ciò che hanno subito, sono quelli più aperti al cambiamento. Ecco perché è fondamentale lavorare sui loro vissuti. Gli uomini che accogliamo, dopo una serie di colloqui e solo se davvero motivati a cambiare, vengono inseriti in un gruppo di “pari”.

Qui, con l’aiuto di psicologi e psicoterapeuti, si confrontano gli uni con gli altri, imparano ad esprimere i propri vissuti, a gestire la propria rabbia e frustrazione, apprendono modalità relazionali non violente, non basate sulla minaccia e sul controllo della donna e dei figli, ma su rapporti di rispetto e parità.

Rete “Educare alle differenze”.

La Casa della Donna si è occupata da sempre della educazione al rispetto delle differenze ma è da 4 anni che è stata creata la Rete vera e propria per lavorare sul tema dell’educazione con bambini ed adulti.

“Si sta lavorando in rapporto con il Comune, la Provincia, la Società della Salute e la Regione sulla prevenzione primaria contro gli stereotipi maschili e femminili, ha spiegato Carlotta Monti della Rete ‘Educare alle differenze’. Da due anni si è svolto un lavoro a tappeto nelle scuole di Pisa dove sono stati intercettati, nel 2016, 800 alunni e studenti e, nel 2017 fino ad oggi, più di 950 tra bambini e ragazzi muovendoci in linea con le direttive europee. A scuola osserviamo stereotipi molto forti tra la fine delle elementari e l’inizio delle scuole medie con fenomeni di bullismo e cyberbullismo. La nostra, ha continuato Monti, è una azione di profondità ed a lungo termine per dare spazio a modelli alternativi, a modelli di relazioni diverse, per insegnare a dare spazio alle emozioni che non devono essere limitate rispetto al genere”.

Attualmente la Rete interviene in tutte le scuole pisane, da quelle dell’infanzia fino alle scuole superiori, con un progetto elaborato con la Società della Salute presieduta da Sandra Capuzzi (assente perché colpita dal grave lutto della perdita del padre) mentre con l’Arciragazzi è già partito da tempo un intervento destinato ai ragazzi ed anche alle famiglie su cui è necessario lavorare.

Il ruolo del Comune di Pisa

Marilù Chiofalo, assessora alle Pari Opportunità e Politiche educative del Comune, ha ricordato che a Pisa esiste un contesto associativo così importante ed attivo sul fronte della violenza di genere che il Comune di Pisa è stato chiamato in Anci a partecipare alla cabina di regia per il monitoraggio del piano nazionale antiviolenza su cui si sta lavorando presso la presidenza del Consiglio dei ministri.

Chiofalo ha ricordato i 3 ambiti di intervento svolti dal Comune:

  1. Per un’azione destinata ai bambini, ai ragazzi ed agli insegnanti, in un’ ambito educativo e scolastico con interventi non sporadici all’interno dei piani educativi zonali, dove la priorità viene data alla fascia di età 7-8 anni sulla educazione alle differenze che viene svolta anche nel settore dell’educazione non formale come ludoteche e campi solari;
  2. Per un’azione destinata agli adulti di tipo culturale con campagne di sensibilizzazione intorno al 25novembre ed all’8 marzo per valorizzare le differenze di genere anche all’interno dell’amministrazione comunale dove è stato appena attivato uno strumento di valutazione amministrativo di impatto sulle politiche delle differenze nell’amministrazione pubblica;
  3. Per un’azione destinata agli adulti nei loro percorsi di uscita dalla violenza in collaborazione con la Società della Salute con risorse destinate al Centro antiviolenza ed alla Casa rifugio.

“Sarà necessario, ha concluso Chiofalo-identificare la qualità di chi si dovrà occupare del percorso di uscita. Noi donne (anche la sottoscritta) ci auguriamo che siano i centri antiviolenza che da anni operano con dedizione, professionalità e successo sul territorio, e non soggetti professionali esterni, ad avere l’incarico di continuare ad occuparsi di questa fase, l’uscita dalla violenza, così difficile e delicata del percorso personale di un uomo maltrattante”.

Il 25 novembre: giornata internazionale contro la violenza sulle donne

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne che ricorre il 25 novembre, la Casa della Donna Pisa ha organizzato un fitto calendario di eventi. Il programma, disponibile online sul sito www.casadonnapisa.it,

  • si inaugura lunedì 14 novembre alle ore 10 con una lectio magistralis, presso la Scuola Superiore Sant’Anna, di Minou Tavarez Mirabal, politica e scrittrice, figlia di Minerva Mirabal che, insieme alle due sorelle Patria e Maria Teresa, fu uccisa il 25 novembre 1960 dal regime dominicano. In loro memoria nel 1999 l’Onu ha istituito la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
  • Sempre il 14, alle ore 22.30 al Cinema Arsenale, proiezione di “Polytecnique”, film di Denis Villeneuve a cura del Centro antiviolenza della Casa della Donna. Sabato 18, alle 17 presso la Casa della Donna, “Un tè con Sibilla”, un pomeriggio dedicato alla riscoperta di Sibilla Aleramo e della sua produzione letteraria.  
  • Il 22 novembre, alle 11.30, presso la sede di Acque spa (via Bellatalla 1) presentazione alla stampa dei risultati del progetto di sensibilizzazione sulla violenza alle donne promosso da Acque spa e Casa della Donna.
  • La mattina del 25 novembre, si svolgerà, invece, un incontro con alcune scuole presso il Comune di San Giuliano, mentre nel pomeriggio tutte le donne e gli uomini di Pisa sono invitati a partecipare ad un flash mob in piazza della Stazione.
  • Per il 25 novembre, la Casa della donna organizzerà degli autobus a costi ridotti per partecipare alla grande manifestazione nazionale ‘Non una di meno ‘ che si svolgerà a Roma, ore 14 in piazza della Repubblica. Per info e prenotazioni scrivere all’indirizzo email segreteria.casa@tiscali.it o chiamare lo 050 550627 (dal lunedì al venerdì h.16.00-19.00, lunedì e mercoledì h. 9.30-12.30). Il costo è di 25 euro, di 15 euro per precarie o studentesse.
  • Il 29 novembre, alle 17 alla Casa della Donna, “Vite preziose”, presentazione del progetto Cospe dedicato alla promozione dei diritti delle donne afghane con la partecipazione di Selay Ghaffar, direttrice della ong afghana Hawca.
  • Infine il 2 dicembre, alle 17 alla Casa della Donna, “Libere tutte. Dall’aborto al velo, le donne del nuovo millennio”, presentazione del libro di Cecilia D’Elia e Giorgia Serrughetti (Minimum Fax, 2017)
  • ed il 3 dicembre, alle 13, al Circolo “L’Alberone” pranzo di autofinanziamento dal titolo autoironico “Anche le femministe mangiano”.

Sulla Manifestazione nazionale del 25 novembre vedere il sito: https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/10/31/manifestazione-nazionale-a-roma

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