Pasticciaccio ex Telecom di Pisa: tra il ragionevole dubbio dei Cobas e il buon senso di un Dirigente

Cobas pubblico impiego“Avevamo ragione a dubitare e per questo avevamo denunciato alla Corte dei Conti e alla Procura la operazione svendita del palazzo ex Telecom”

25luglio 2015 da Federico Giusti, Cobas Pisa

palazzo ex Telecom Pisa“Se la svendita fosse avvenuta avremmo chiesto una indagine per danno erariale. Tutte le altre organizzazioni sindacali sono state silenti di fronte a questa operazione come se la gestione dei soldi pubblici  non li riguardasse direttamente”.

Questo il commento di Federico Giusti del Cobas di Pisa, appena appreso che un Dirigente ha avuto la correttezza e l’onestà di non dare il proprio assenso ad una operazione speculativa che avrebbe svenduto l’immobile alla Fondazione Pisa a un prezzo inferiore di un milione  di euro rispetto alla stessa base d’asta.

Ma i problemi non finiscono qui, infatti l’Amministrazione vuole vendere comunque l’immobile stabilendo un nuovo prezzo d’asta al ribasso, giustificato magari da qualche documentazione di dirigenti meno solerti alla difesa dell’interesse pubblico.

In questi giorni i dipendenti comunali stanno collaborando attivamente al trasloco, ci sono Uffici paralizzati anche se erogano servizi al pubblico, una paralisi ingiustificata e dovuta solo alla volontà della Giunta di coprire la mancata vendita di parte della sesta porta. Il contributo dei dipendenti comunali non sarà riconosciuto, tuttavia alla segretaria generale chiediamo di quantificare il risparmio derivante dalla partecipazione dei comunali al trasloco e di destinarne parte alla contrattazione decentrata che nel 2014 ha subito decurtazioni per scelte errate dell’amministrazione

Ma, il vero auspicio è un altro, ossia che il palazzo ex Telecom non sia svenduto a prezzi stracciati, che i dirigenti dell’Amministrazione comunale sappiano rivendicare il proprio ruolo di responsabilità nei confronti del potere politico, che nello specifico si rendano indisponibili ad assecondare scelte sbagliate e contrarie all’interesse sia dei cittadini che dei dipendenti.

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