Nel 2007, l’allora governo Amato e l’Anci stipularono un patto per la sicurezza, proprio a partire da questo protocollo nascono progetti locali destinati a interventi in materia di sicurezza urbana con protagonisti Comuni, Prefettura, Province e forze di polizia.
25aprile 2015 da Cobas Pisa
La prima considerazione da fare è sui costi di questi interventi: nel corso degli anni i finanziamenti statali e regionali sono andati progressivamente diminuendo, fino a sparire quasi del tutto, scaricando gli oneri sugli Enti Locali Stando alla normativa Il Prefetto, in accordo con il Governo (http://www.interno.gov.it/it/temi/territorio/patti-sicurezza/patto-sicurezza-ministero-dellinterno-e-lanci), promuove forme di collaborazione attiva con gli Enti Locali chiamati a sostenere con le loro risorse le spese in materia di sicurezza del territorio.
Per esempio il progetto Città sicura, che vede impiegati agenti della Pm, è a totale carico del Comune di Pisa che dà mandato al dirigente \comandante della Pm di gestirlo in totale autonomia con una giungla oraria e di mansioni che è sfuggita a ogni forma di controllo e di razionalità\programmazione. E’ cosa risaputa che Pisa sia una città complessa la cui popolazione reale è quasi il doppio del numero statistico. La nuova edizione del Patto dice di coinvolgere non solo la Pm ma il terzo settore, il volontariato, gli uffici comunali dell’edilizia pubblica o dell’ambiente e la Sds per le competenze in materia di sociale, insomma il patto per la sicurezza urbana teoricamente dovrebbe essere qualcosa di ben diverso da una concordata iniziativa delle forze di polizia sul territorio. Ma in realtà tra le enunciazioni di principio e la realtà c’è grande differenza…
Il decoro urbano non è il prodotto della iniziativa repressiva ma il risultato di interventi di varia natura che sono completamente scollegati dal Progetto città sicura. Questa è la prima contraddizione perché il Comune di Pisa non esercita quel controllo tra interventi urbanistici, di illuminazione stradale, di recupero delle aree abbandonate, di intrattenimento dei giovani, di intervento sociale nelle aree emarginate, questi interventi sono tra loro scollegati e alla fine il decoro urbano si riduce all’intervento della Pm ovunque sia necessario senza tenere conto degli organici a disposizione, degli strumenti di intervento.
Veniamo a sapere che la Polizia municipale trasmette quotidianamente un report a Prefettura e Ps e CC sugli interventi effettuati e mette a disposizione un addetto dell’ufficio stampa, ci piacerebbe che queste relazioni fossero trasmesse anche al sindacato e ai cittadini. La centrale operativa della Pm non è alla altezza della situazione e dei compiti richiesti, eccezion fatta forse per la videosorveglianza ormai in toto a carico del Comune.
Il patto nasce per accrescere la percezione di sicurezza dei cittadini (art 6 ) ma non ci si chiede se gli interventi in materia di sociale ed urbanistica siano adeguati alle reali necessità. La nostra risposta in tal senso è negativa e per diffondere una percezione di sicurezza si tende a dilatare la presenza dei vigili su più’ fronti a prescindere dalla efficacia di questi interventi, dalla formazione (carente) degli addetti ai lavori, dal loro effettivo numero.
Ci sembra fuorviante pensare alla Pm come la forza di polizia per prevenire situazioni di illegalità come se gran parte degli interventi venissero scaricati sugli agenti locali. La interpretazione letterale di questo protocollo di intesa potrebbe rappresentare un utilizzo della Pm in funzioni e mansioni che dovrebbero spettare a CC e Ps o meglio ancora essere preceduti da investimenti atti al recupero dei quartieri.
Il Patto sembra essere costruito per dare risposte ad una visione parziale della sicurezza, rivolta a combattere l’abusivismo commerciale, a tenere lontani i giovani della movida dai centri abitati senza prima definire un progetto di vero decoro urbano a partire dai quartieri, dalla loro vivibilità effettiva. Quando leggiamo tra gli obiettivi la limitazione dell’impatto di attività antropiche ci verrebbe spontaneo domandare al Sindaco se la nostra città è capace di reggere milioni di passeggeri che transitano alla stazione o di quelli che fanno scalo all’aeroporto o se pensa di chiudere le facoltà universitarie per impedire il transito degli studenti ma per pudore, o intelligenza, eviteremo di porre quesiti del genere.
Ci preoccupa in particolare il concetto di vivibilità notturna della città se pensiamo che non esiste più’ alcuno spazio pubblico per concerti, mostre, iniziative culturali e sociali accessibili a tutti\e, particolare rilevante in una città universitaria come la nostra. La vivibilità nasce da una città aperta ed ospitale con strutture private e pubbliche capace di promuovere iniziative nel corso dell’anno, l’esatto contrario di quello che fa il Comune.
Da qui nascono le nostre perplessità sul Patto per Pisa sicura, su come vengono utilizzati gli agenti della Pm, sul fatto che la Giunta Filippeschi parla di interventi e di strategie che dovrebbero essere mosse da un unico fine quando invece sono da sempre scollegate.
Il Patto vuole vendere fumo e lo stesso fa il Progetto che vede impiegata la Pm. Da anni si parla di superamento del progetto con incremento degli organici e una riorganizzazione della direzione ma ogni volta assistiamo alle pretese securitarie del Sindaco alle quali ogni istanza viene piegata senza per altro avere fondi e risorse dallo Stato e dalla regione (e qualora ci fossero non è chiaro come vengono utilizzate)
La assenza di una programmazione dei turni e di turnazioni in continua evoluzione resta per noi inaccettabile come la assenza di rotazione degli incarichi di coordinamento come previsto dalle normative anti corruzione. Veniamo infine al nuovo orario notturno dalle 01 alle ore 7:
La domanda che ci poniamo è semplice: a cosa serve questo turno? Aiuta la sicurezza dei cittadini o serve solo a dare una immagine falsa della sicurezza facendo muovere una macchina con 3 vigili per le strade cittadine senza alcun supporto della centrale operativa della Pm che sarà disattivata in quell’orario? Non si capisce perché a pochi giorni dalla pensione, il dirigente Bortoluzzi abbia deciso, con il Sindaco, il turno notturno senza per altro informare il sindacato , senza prima organizzare servizi e direzione con una bizzarra nota operativa che sfugge a qualunque razionalità, per esempio laddove esclude gli ispettori dal servizio notturno .