07febbraio 2016 di Beatrice Bardelli
La maggioranza PD al Comune di Pisa battuta per la prima volta da una minoranza che difende la nostra Carta Costituzionale. Di nuovo, nella storia, la vittoria va a Davide e non a Golia!
Per la prima volta nella sua storia pisana, il 4 febbraio scorso, il partito di maggioranza in Consiglio comunale di Pisa (PD in salsa renziana), è stato battuto ai voti da una opposizione di sinistra minoritaria che si è fatta portatrice dei principi e dei valori fondamentali della nostra Carta Costituzionale.
Apriti cielo! La reazione stizzita delle segreterie del PD pisano e regionale ha invaso a tambur battente le redazioni delle agenzie di stampa. Non sia mai, hanno comunicato i fedeli del partito di Renzi, che il nostro partito, il partito di ferro del segretario nazionale nonché presidente del Consiglio Renzi che vuole “riformare” il Paese (“come lo richiedono gli italiani”), venga battuto ai voti da una insignificante minoranza di fedeli alla Costituzione italiana che ci ha rubato, tra l’altro, i voti di due nostri iscritti al partito e ne ha convinto altri due ad astenersi dalla votazione!
- Nei comunicati inviati a ruota all’Ansa per giustificare quello che viene considerato un vero e proprio incidente di percorso, il segretario del PD toscano, Dario Parrini, ha affermato testualmente che “Il risultato della votazione sulla mozione è stato falsato dalle assenze giustificate di alcuni consiglieri della maggioranza e dalla confusione in aula al momento della votazione, con conseguenti errori di espressione del voto”.
- Ed il vicesegretario regionale del PD, il pisano Antonio Mazzeo, ha sottolineato come “quello che è successo ieri a Pisa è frutto di disattenzione e sciatteria perché alcuni consiglieri erano assenti giustificati, e altri erano fuori dall’aula. Sono contento che il gruppo del Pd, a esclusione di una sola consigliera, stamani ha detto che ripresenterà una mozione per superare l’errore di ieri”.
Perché, dopo la sconfitta epocale in Consiglio Comunale a Pisa, il Partito di governo ha imposto ai suoi consiglieri comunali pisani iscritti al PD di obbedire ai comandi del generale superiore come tanti soldatini.
Così, tra i firmatari che hanno firmato l’appello riparatore a sostegno delle riforme (ma noi le chiamiamo “deforme”) costituzionali di Renzi appare (incredibilmente) anche il nome di Dell’Omodarme che si è (invece) astenuto alle votazioni così come risulta dagli Atti del Comune. L’unico iscritto al PD in Consiglio Comunale che si è rifiutato di firmare l’appello riparatore è stata la consigliera Fichi, vicepresidente dell’ Anpi di Pisa, che si era astenuta al momento delle votazioni dichiarandosi comunque favorevole a sostenere le motivazioni dei Comitati per il NO alle controriforme renziane.
Una consigliera decisamente coerente con la posizione dell’ANPI nazionale che è uno dei promotori della campagna referendaria per il NO alle riforme costituzionali di Renzi organizzata dal Coordinamento nazionale per la Democrazia Costituzionale. Il PD pisano, comunque, è determinato a dare battaglia contro i difensori della Carta Costituzionale a difesa delle riforme volute e decise dal governo Renzi e, per la prima volta in Italia, presenterà il 26 febbraio a Pisa, il nuovo libro del senatore Stefano Ceccanti, pisano di origine, “La transizione è (quasi) finita” ovvero “Stiamo per diventare un Paese normale”.
Ma cosa è realmente accaduto a Pisa?
Otto a sette. Una maggioranza risicata, a considerare i numeri. Ma, a considerare il “chi” sta dietro questi numeri ci si rende subito conto che a Pisa, in Consiglio comunale, si è verificata una svolta epocale. La storica, e granitica, maggioranza del PD nell’ente locale pisano a guida Marco Filippeschi, sindaco renziano di ferro e presidente nazionale della Lega delle autonomie, si è spaccata.
Per la prima volta. E dentro quegli 8 voti che hanno fatto approvare una mozione anti-Renzi, contro la deriva autoritaria e presidenzialista del suo governo e delle sue “riforme-deforme” costituzionali, 2 voti appartengono a due disobbedienti del PD. Incredibile ma vero.
Non credevano alle loro orecchie Ciccio Auletta e Marco Ricci della coalizione Una Città in Comune/Rifondazione Comunista quando hanno appreso, giovedì sera, il risultato delle votazioni.
Sapevano di poter contare sui voti dei consiglieri dei gruppi di minoranza di sinistra (Sinistra Ecologia e Libertà, Gruppo misto-ex Pd vicino a Possibile, Movimento 5 Stelle) ripresentando una mozione redatta nel lontano luglio 2014 in occasione dell’avvio della discussione sulle riforme costituzionali ma, tenuta nel congelatore per oltre un anno e mezzo dalla macchina comunale. Una mozione naturalmente aggiornata all’oggi e riveduta e corretta con la consulenza del Comitato per la Democrazia costituzionale di Pisa con cui UCIC/PRC collaborano attivamente. Ma mai si sarebbero aspettati di vincere grazie ad una serie di fattori attribuibili solo al comportamento dei consiglieri del PD pisano. La maggior parte di questi, infatti, ha snobbato la seduta del Consiglio comunale di giovedì pomeriggio nell’arrogante illusione di tenere sotto controllo “remoto” la volontà dei propri colleghi di partito, dimostrando inoltre un assoluto disprezzo per l’argomento all’ordine del giorno sulle Riforme costituzionali.
In un’aula semideserta, con solo 18consiglieri presenti in rappresentanza dei vari partiti di destra e di sinistra, quegli 8 voti a favore (di cui 2 del PD) sono stati sostenuti dalla scelta, inaspettata, di altri 2consiglieri del PD che hanno deciso di astenersi insieme ad 1 consigliere del Nuovo Centro Destra. Garantendo così la vittoria della mozione antiRenzi. Il giorno dopo, in conferenza stampa, hanno usato un linguaggio comune, in difesa della Costituzione, i capigruppo di UCIC-PRC, Ciccio Auletta, di Sel, Simonetta Ghezzani, del M5S, Elisabetta Zuccaro, e del Gruppo misto, Stefano Landucci:
“Da Pisa, dal nostro Consiglio comunale si apre la campagna referendaria contro la deriva autoritaria di questo governo che vuole disintegrare la democrazia in Italia e vuole imporre il dominio dell’esecutivo” hanno detto. Ed ancora: “Anche dentro un Consiglio comunale di maggioranza, il PD può trovare la forza di ribellarsi ad un personaggio come Renzi, così come hanno fatto i nostri colleghi pisani”.
“Quello che è successo ieri a Pisa, ha commentato Ciccio Auletta, costituisce un fatto politico di rilevanza nazionale, in quanto è proprio a partire dai territori e dagli enti locali che arriva un inequivocabile No al progetto di svuotamento della nostra carta costituzionale che il governo e la sua maggioranza stanno portando avanti anche attraverso la riforma della legge elettorale”.
Nella mozione infatti, si esprime “fortissimo allarme per la deriva autoritaria in atto contro la quale si stanno costituendo in tutta Italia, ed anche a Pisa, Comitati referendari per il NO al Referendum confermativo promosso dal governo Renzi sulla riforma costituzionale (Senato)” e, al contempo si ribadisce che “l’obiettivo della stabilità del Governo del paese e dell’efficienza dei processi decisionali nell’ambito parlamentare non può produrre un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura dell’Ordinamento Costituzionale vigente, come ha scritto la Consulta nella sentenza n.1/2014” proprio in merito alla legge elettorale maggioritaria. “La battaglia a difesa della Costituzione è tutta da giocare, ha continuato Auletta, e le fratture nel Pd sono evidenti. Sulla mozione il Partito Democratico si è diviso fra chi ha votato a favore del documento, chi si è astenuto e chi ha votato contro. L’approvazione del documento del consiglio comunale di Pisa dimostra che è possibile proprio sui temi fondanti della nostra democrazia essere maggioranza nelle istituzioni e nel paese”.
Dalla assemblea elettiva della città di Pisa parte quindi un messaggio forte e al contempo un invito a tutti gli altri consigli comunali d’Italia a prendere posizioni analoghe in quanto ciò che è in gioco è la democrazia del nostro paese. Un messaggio che arriverà anche in Parlamento per essere consegnato ai presidenti di Camera e Senato, ai capigruppo parlamentari delle due Camere ed all’Anci nazionale così come richiesto esplicitamente dalla mozione stessa approvata da un Consiglio comunale che, per la prima volta, è riuscito a mettere in minoranza il partito di Renzi.
Questo che segue il teso della Mozione approvata dal Consiglio comunale di Pisa il 4febbraio:
Riforme Costituzionali.
Premesso che viviamo un una Repubblica parlamentare e non in una Repubblica presidenziale e che spetta, quindi, unicamente al parlamento, e non al governo, qualsiasi iniziativa di revisione costituzionale così come recita l’articolo 138 della nostra Carta Costituzionale che fissa tempi e procedure per modificarla.
Premesso, inoltre, che per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana:
• un presidente del Consiglio impone di autorità la propria volontà di riscrivere gran parte della Legge fondamentale della nostra Repubblica per cambiare la struttura delle nostre istituzioni democratiche così come sancite dalla nostra Costituzione nel 1948;
• un Parlamento eletto con un sistema elettorale (Porcellum) dichiarato illegittimo sia dalla Corte Costituzionale (sentenza n.1/2014) che dalla Corte di Cassazione (sentenza n.8878/2014) è stato chiamato ad esprimersi su un sistema elettorale (Italicum, approvato nel maggio 2015 come Legge n. 52 ma in vigore dal 1° luglio 2016) e su riforme costituzionali (Senato) destinate a stravolgere l’assetto democratico del nostro pPese;
Considerato che in questo percorso accelerato di riforme costituzionali i cittadini sono stati volutamente esclusi nonostante che.
• l’articolo 1 della Costituzione reciti ; “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”;
• nel referendum del 2006 il popolo italiano si sia già espresso bocciando clamorosamente il tentativo di riforma costituzionale previsto dal governo Berlusconi per sostenere e confermare il modello di Stato e l’intero ordinamento democratico voluto e condiviso dai nostri Padri costituenti che, ricordiamolo, rappresentavano tutti i partiti che avevano lottato contro il fascismo;
Ritenuto che le riforme del sistema elettorale e del Senato (previsto ad aprile 2016) andranno a ledere profondamente oi diritti costituzionali dei cittadini che non potranno scegliere i loro rappresentanti in Parlamento in quanto:
• il Senato della Repubblica non sarà più eletto direttamente dai cittadini (art.58 Cost.) ma sarà ridotto ad una risicata assemblea di 100 senatori di cui 5 nominati dal Quirinale e 95 amministratori scelti dai Consigli regionali, che, se da una parte non avranno lo stesso potere legislativo della Camera dei deputati, dall’altra, pur continuando a svolgere il ruolo di amministratori, regionali e comunali, acquisiranno inopinatamente il diritto all’immunità parlamentare al pari dei deputati;
• la legge elettorale (Italicum) ricalca, peggiorandola, l’anticostituzionale Porcellum, e disattende la sentenza della Consulta perché continua a negare il voto diretto dei cittadini e il loro diritto ad esprimere senza vincoli le proprie preferenze (artt. 1, 3, 48, 56, 58 Cost.). Tale legge, infatti, ripristina un Parlamento di nominati dai partiti e, ripropone, di fatto, un sistema fortemente maggioritario con un altissimo premio di maggioranza;
Ritenuto, inoltre, che il combinato disposto tra queste riforme della legge elettorale e del Senato:
– da una parte, offrirà un potere praticamente assoluto al partito o alla lista che, con solo il 40 % dei voti, conquisterà il 55% dei seggi alla Camera dei Deputati (340 seggi) con una maggioranza che determinerà la composizione dell’organo che deve vigilare sulla Costituzione, la Corte Costituzionale, la composizione del Consiglio superiore della magistratura e l’elezione dello stesso Presidente della Repubblica. Con l’aggravante che, se nessun partito o nessuna lista supererà la soglia del 40%, dei voti si andrà al ballottaggio dove potrà ottenere il premio di maggioranza (e la garanzia di governare il Paese) il partito o la lista che prenderà più voti dell’altro/a.
. dall’altra comprimerà ulteriormente il diritto alla “sovranità popolare” dei cittadini modificando e mortificando gli istituti costituzionali di democrazia diretta, referendum (articolo 75) e leggi di iniziativa popolare (art.71) alzando le soglie per il loro esercizio (da 500.000 a 800.000 per i referendum abrogativi e da 50.000 a 150.000 per le leggi di iniziativa popolare).
Tutto ciò premesso,
il Consiglio Comunale di Pisa:
• esprimendo fortissimo allarme per la deriva autoritaria in atto contro la quale si stanno costituendo in tutta Italia, ed anche a Pisa, Comitati referendari per il NO al Referendum confermativo promosso dal governo Renzi sulla riforma costituzionale (Senato)
• ribadendo che l’obiettivo della “stabilità del governo del paese e dell’efficienza dei processi decisionali nell’ambito parlamentare” non può “produrre un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale vigente” come ha scritto la Consulta nella sentenza n.1/2014
impegna il Presidente del Consiglio Comunale, a farsi promotore della volontà espressa dal Consiglio Comunale e ad inoltrare il presente atto consiliare:
• al Presidente della Camera dei deputati;
• al Presidente del Senato
• ai capigruppo parlamentari di Camera e Senato
• all’Anci nazionale