Rodrigo Rivas, intellettuale cileno, ospite al Galilei-Pacinotti per l’inaugurazione del progetto Contemporanea..mente per l’anno scolastico 2019/20

Inaugurato nel pomeriggio di venerdì 8 novembre il progetto Contemporanea..mente, incontri sull’attualità, per l’anno scolastico 2019/20 con un ospite d’eccezione: l’intellettuale d’origine cilena Rodrigo Rivas.

19 Novembre 2019, di Andrea Vento

Il progetto ormai attivo da 12 anni si conferma come un punto di riferimento per genitori, docenti e studenti non solo dell’istituto Pacinotti ma anche del liceo classico Galilei e degli scientifici Dini e Buonarroti che hanno partecipato all’incontro insieme ad esponenti della società  civile pisana e addirittura un paio di persone venute da Poggibonsi per ascoltare l’illustre relatore.

Almeno una quarantina di presenti hanno gremito l’aula magna del Pacinotti per assistere ad un incontro dall’alto profilo culturale e dai forti risvolti emotivi. Inizialmente è intervenuta la preside prof.ssa Gabriella Giuliani che ha presentato il progetto e porto i saluti di benvenuto al prof. Rivas venuto appositamente dall’Umbria, dove vive ormai da una quindicina di anni, per incontrare gli studenti. Successivamente, il prof. Andrea Vento curatore del progetto, ha effettuato una breve disamina storica e geografica del sub continente latino americano. Infine ampio spazio è stato riservato all’insigne ospite che ha esposto agli studenti le peculiarità delle varie sub regioni latinoamericane, quindi ha analizzato le caratteristiche sociali, economiche e politiche, del suo paese di provenienza, sia in chiave storica che attuale, per poi affrontare, in un clima di grande partecipazione, le proprie vicende personali legate al golpe militare del 1973 che lo ha costretto a rifugiarsi nell’ambasciata italiana e a trovare poi asilo politico nel nostro paese, in quanto condannato a morte solo perché da neolaureato era stato assunto come consulente del presidente Salvador Allende e per questo braccato dall’Esercito e dalla polizia. Una vicenda che ha stravolto la sua esistenza, non solo per la morte del padre a seguito di una perquisizione domiciliare, ma anche perché ha disgregato la sua famiglia e lo ha costretto ad una vita da profugo lontano dal suo paese.

Infine è stato dato spazio alle domande degli studenti fra i quali si sono distinti Emiliano Barsotti e Matteo Busti della 2 b afm i quali dopo aver precedentemente visionato il film “Santiago Italia” di Nanni Moretti hanno scritto 2 relazioni dal sorprendente profilo culturale per due ragazzi dell’età di 15 anni. L’incontro si è concluso dopo 2 ore e mezzo con gli studenti che hanno assistito participi e interessati a tutte le fasi dell’incontro con, a loro dire, una importante ricaduta sul loro processo formativo.
Numerosi gli attestati di apprezzamento che sono giunti, successivamente, anche dai docenti e dagli esterni e dalla rappresentante dei genitori nel consiglio d’istituto, la dr.ssa Alessandra Di Marzo, che ha assistito con la figlia, studentessa del liceo classico Galilei, istituto accorpato al Pacinotti sotto un’unica presidenza.

RELAZIONE FILM “SANTIAGO, ITALIA”

“Santiago, Italia”, film diretto dal regista Nanni Moretti.

Un film dedicato al colpo di stato dell’11 Settembre 1973 dell’esercito cileno del generale Pinochet che mise fine al governo socialista del presidente democraticamente eletto Salvador Allende.

Il film è costituito da una lunga serie di interviste e da immagini di repertorio sulla fine del governo socialista di Allende, sulla persecuzione dei dissidenti del regime di Pinochet e sul ruolo dell’Ambasciata italiana.

All’inizio del film  viene raccontato quello che il Governo di Salvador Allende, costituitosi nel 1970, aveva fatto di positivo: la nazionalizzazione del rame, espropriando le miniere alle compagnie statunitensi senza ricompensarle in quanto secondo Allende avevano già guadagnato anche troppo dallo sfruttamento di queste; la riforma del sistema scolastico: si mirava ad aumentare l’alfabetizzazione potendo accedere a tutti i gradi di scuola e all’Università gratuitamente; si attuò anche un programma per la distribuzione gratuita del latte per i bambini dato che vi era una mortalità infantile assai elevata e venne varata una riforma agraria.

Perciò il Governo Allende aveva molti sostenitori che vedevano in esso un radicale miglioramento e rinnovamento. Per contro trovò una netta opposizione da parte dei grandi proprietari terrieri, da parte di alcuni settori della media borghesia imprenditoriale, da parte della destra (rappresentata dal Partito Nazionale), da parte degli USA che con la CIA avevano cercato di rovesciare Allende immediatamente dopo la sua elezione. Anche la stampa era contro il Governo e cercava continuamente di screditarlo con articoli assolutamente negativi. Anche la scelta dei prezzi calmierati (imposti) sui beni di prima necessità ebbe un risvolto negativo in quanto favorì il mercato nero di questi ultimi e la loro scomparsa dagli scaffali dei negozi.

Fu così che l’11 Settembre 1973 a Santiago del Cile, con un colpo di Stato le forze armate guidate dal generale Pinochet rovesciarono il governo socialista di Salvador Allende che morì, probabilmente suicida, durante l’assedio al palazzo presidenziale (la Moneda) dopo aver pronunciato nel suo ultimo discorso alla Radio “Viva il Cile, viva il popolo, viva i lavoratori!”. La giunta militare instaurò così un regime dittatoriale    spietato e sanguinario durante il quale vennero imprigionate e torturate nello Stadio Nazionale di Santiago del Cile, trasformato in un campo di detenzione e tortura, centinaia di persone, attivisti, sindacalisti, politici o semplici simpatizzanti di sinistra. Qui si hanno testimonianze agghiaccianti di come venivano torturati i dissidenti come per esempio subire scariche elettriche nelle parti umide del corpo per ottenere i nomi di altri oppositori. Speranza di salvezza la davano alcune Ambasciate tra cui quella italiana che accolse molti oppositori del regime. In molti riuscirono a scavalcare il muro di cinta dell’Ambasciata e a mettersi in salvo. Le stanze dell’Ambasciata furono adibite a dormitori. Le ragazze nubili dormivano per conto loro così come i ragazzi celibi; anche le famiglie avevano un’ala dell’Ambasciata riservata. Dall’Ambasciata poi si partiva per l’Italia che fu il paese europeo che accolse il maggior numero di cileni. Molti di loro, tra cui alcuni protagonisti del film, ora vivono qui con le loro famiglie e ricordano ancora con profonda gratitudine e commozione quel popolo italiano che tanti anni fa li accolse con entusiasmo. Essi trovarono in Italia, specie in Emilia Romagna, una seconda patria, una nazione che li accolse come profughi politici dando loro lavoro e soprattutto dignità.

Dalle testimonianze di chi ha realmente vissuto quegli anni terribili emerge tutto il dolore e la disperazione di un popolo che ha visto svanire in modo atroce il suo sogno di democrazia. Un popolo vittima di un regime, privato non solo della libertà di espressione e di pensiero ma privato anche della propria dignità. Però alla fine per molti di loro si accende la speranza di una rinascita: emozionanti sono le testimonianze dei rifugiati che evidenziano la solidarietà, l’impegno e l’accoglienza che l’Italia di quegli anni mostrò nei loro confronti, quella solidarietà, quell’impegno e quell’accoglienza che dovrebbero essere mostrati anche oggi verso chi raggiunge il nostro paese con la speranza di una vita migliore ma che purtroppo sono sostituiti, come dice un testimone nel film, dall’indifferenza e dall’individualismo. 

                                                                                       Emiliano Barsotti, 2° B afm

Prima parte: periodo del governo di Unidad Popular di Salvador Allende

Il film inizia con una manifestazione di persone per la strada e tutti in coro urlano: “la sinistra unita non sarà mai sconfitta”. Gli anni del governo di Unidad Popular, 1970-1973, sono stati un sogno a occhi aperti per l’intero paese, le persone erano innamorate di Salvador Allende, c’era intensità di vita e la speranza di eliminare l’analfabetismo e che gli operai avrebbero avuto un futuro migliore. Patricio Guzman gira un film intitolato “Primo Anno”, in cui si racconta quello che accade nel paese: nelle campagne, nelle case, nei luoghi di lavoro, tutti appaiono felici, ed è il clima che realmente si respira. In questo periodo ci sono 2 linee politiche, una che sostiene che bisogna colpire finché il ferro è caldo; l’altra sostiene che bisogna andare piano e non colpire troppo la borghesia, che detiene il monopolio economico. Allende è considerato un socialista marxista, ed è arrivato al potere in modo democratico, è stato eletto dal suo popolo con circa il 37% dei voti, superando di poco il rivale conservatore. E’ la prima volta che accade un fatto del genere senza l’uso delle armi. Gli americani spaventati da questo evento, finanziano la destra cilena per impedire che la sinistra prenda il potere. I conservatori cileni non accettano il socialismo, la nazionalizzazione del rame e le quote di latte ai bambini, ancora meno accettano il blocco dei prezzi dei prodotti alimentari e boicottano il mercato non facendo arrivare le vettovaglie. I beni si trovano tutti al mercato nero con prezzi 20 superiori a quelli imposti dallo stato. La destra cilena che ha in mano i mezzi di comunicazione, cerca di dare del Cile, un immagine di mal governo, anche se Allende, nei comizi fa presente che non lascerà il governo perché è stato eletto dal popolo in modo regolare, anche se i militari, i conservatori e gli USA cercano di screditarlo con ogni mezzo.

La storia ci insegna che cercare di distribuire a tanti la ricchezza di pochi, fa si che quei pochi cerchino di difenderla con ogni mezzo, ed è quello che è successo in Cile quando Allende ha cercato di aiutare il popolo che lo ha sostenuto.

Seconda parte: golpe militare

l’11 settembre 1973 si hanno per radio comunicazioni straordinarie, con le quali le forze armate e la polizia del Cile, dichiarano che il presidente si deve dimettere: siamo di fronte a un colpo di stato. La polizia tramite radio e megafoni, annuncia di evacuare il palazzo presidenziale della “Moneda” entro le 11. Le persone si allontanano mestamente in silenzio e gli aerei cileni bombardano il palazzo. Allende, che si trova all’interno fa un’ultima comunicazione al suo popolo, dicendo che ci sarà comunque in futuro, un mondo migliore per gli uomini liberi, anche se in questo momento sono stati traditi dai propri connazionali. Allende ha voluto evitare a tutti i costi la guerra civile e si è allontanato dal potere, ponendo fine alla propria vita. C’è chi sostiene che il presidente sia stato assassinato, è stato addirittura girato un film intitolato “Allende, il tempo e la storia”, in cui viene sottolineata questa versione. Siamo alla fine della vita democratica, i militari prendono il potere.

Purtroppo la destra cilena con l’aiuto degli USA riesce a prendere il potere e Allende non vuole versare il sangue del suo popolo con una guerra civile. Gli USA riprendono il dominio dei mercati e il sogno di un popolo svanisce.

Terza parte: dittatura di Pinochet

Con la presa di potere da parte dei militari, comunicata tramite radio e testate giornalistiche, la Giunta Militare comunica di acquisire il potere esecutivo e di fatto anche quello legislativo. La vita delle persone cambia drasticamente: viene imposto il coprifuoco, si esce per fare la spesa e si torna subito a casa, vengono interrogate le persone sospettate di complotto contro il regime, arrestate e addirittura torturate. Vengono ammassate circa 7.000 persone nello stadio di detenzione i primi 3-4 giorni, detti della paura. In seguito viene dato loro del cibo, degli anti-parassitari per i pidocchi e alcuni vengono liberati con la minaccia di essere puniti severamente se non rispettano le regole imposte. Questo atteggiamento, in realtà è dettato dalla paura, in quanto i militari non hanno un popolo organizzato da combattere, ma hanno dall’altra parte, studenti, operai, lavoratori comuni. La polizia cerca di sterminare tutti coloro che hanno collaborato con Allende, estorcendo nomi con ogni mezzo. Villa Grimaldi è un luogo di detenzione dove vengono torturate le persone con scosse elettriche. Testimoni sopravvissuti hanno riferito di aver subito dolorose torture ma di non aver fatto nomi in quanto il dolore di avere sulla coscienza qualcuno sarebbe stato più forte di quello fisico subito. Alcuni esponenti della chiesa cattolica hanno cercato di aiutare le persone perseguitate dalla polizia anche a rischio della propria vita. Nel documentario sono stati intervistati anche ex-militari, attualmente detenuti in carcere per omicidio e sequestro di persona come Edoardo Itturiaga. Egli afferma che le fucilazioni sono state giuste e decise da una corte marziale e non sono molte, visto che si parla di 3.000 persone (per il suo punto di vista). Quando si sparge la voce che i ricercati si possono rifugiare nelle ambasciate, si cerca di saltare i muri di recinzione e rifugiarsi in tali strutture. I militari cercano di pattugliare queste aree ma con varie strategie le persone riescono a superare l’ostacolo. A un certo punto le ambasciate smettono l’accoglienza per sovraffollamento, ma non quella italiana, nella quale si condividono gli spazi e tutti danno una mano, anche se la convivenza a volte è difficile. Viene finalmente organizzato un viaggio per portare i rifugiati dell’ambasciata italiana in Italia. Un convoglio militare scorta i mezzi dell’ambasciata all’aeroporto di Santiago e finalmente le persone arrivano in Italia. Qui viene offerto loro un lavoro e trovano molta solidarietà. Alcuni vivono tutt’oggi qua ricordando il Cile come un patrigno cattivo e l’Italia come la madre buona.

Nel documentario il regista fa raccontare ai sopravvissuti le proprie esperienze, dando rilievo all’aspetto umano, alla solidarietà e alla volontà di ricominciare. Quasi come monito per l’atteggiamento sbagliato che oggi viene tenuto nei confronti delle migrazioni, infatti, un cileno rimasto in Italia, fa presente che ora in Italia trova i peggiori difetti del Cile, mentre l’Italia degli anni 70 era il paese dei suoi sogni.

Matteo Busti, classe 2 b afm

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