“Tutto quello che vuoi”. Francesco Bruni ha presentato il suo ultimo film al cinema 4 Mori di Livorno

Non sono molti i registi italiani che resistono alla tentazione di girare facili commedie di puro intrattenimento da dimenticare appena usciti dalla sala

15maggio 2017 di Donatella Nesti

Tra i resistenti a questa tendenza ormai logora e poco redditizia al box office per fortuna altri come Vicari, Fabio Mollo,Edoardo De Angelis tentano di confezionare pellicole che ricordano Ken Loach o i fratelli Dardenne.

I Livornesi Francesco Bruni e Paolo Virzì hanno intrapreso da molto tempo e con grande successo la strada della rinascita della commedia all’italiana quella dolce-amara  e neo-neorealistica che fu di Risi,Monicelli, Comencini.

Le loro strade talora si dividono come è capitato per ‘La pazza gioia’ di Virzì e come nell’esordio alla regia di Bruni avvenuto nel 2011 con il suo primo film “Scialla”.

Non poteva esserci esordio migliore, visto che il film non solo fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2011 ma vinse anche un premio ambito. “Scialla!” infatti riuscì  a primeggiare nella categoria Controcampo. E’ ora nelle sale l’ultimo film di Francesco Bruni “Tutto quello che vuoi”che ha voluto presentare al cinema 4 Mori davanti al folto pubblico che lo ha accolto con moltissimi applausi.

Liberamente ispirato a “Poco più di niente” di Cosimo Calamini edito da Garzanti  “Tutto quello che vuoi” ha come protagonisti Alessandro (Andrea Carpenzano)  un turbolento ventiduenne trasteverino ignorante e Giorgio (Giuliano Montaldo) un ottantacinquenne poeta dimenticato. I due vivono a pochi passi l’uno dall’altro, ma non si sono mai incontrati, finché Alessandro accetta malvolentieri un lavoro come accompagnatore di quell’elegante signore in passeggiate pomeridiane. Col passare dei giorni dalla mente un po’ smarrita dell’anziano poeta, e dai suoi versi, affiora progressivamente un ricordo del suo passato remoto: indizi di una vera e propria caccia al tesoro. Seguendoli, Alessandro si avventurerà insieme a Giorgio in un viaggio alla scoperta di quella ricchezza nascosta e di quella celata nel suo stesso  cuore.

Il film è dedicato al padre di Bruni scomparso pochi  mesi fa:

“Mio padre si è ammalato del morbo di Alzheimer. Gli esordi della malattia, prima che quest’ultima degenerasse e divenisse drammaticamente invalidante, oltre a gettare me e i miei familiari in un prevedibile sconforto, presentavano aspetti anche molto sorprendenti: la tendenza a confondere le persone le une con le altre, a dire cose anche molto sincere e sconvenienti generavano non di rado momenti toccanti, imbarazzanti e, perché no? Anche buffi. Ma l’aspetto più interessante era la progressiva regressione verso il passato: nella sua mente prendevano corpo persone e vicende dimenticate, la cui presenza dava luogo a rivelazioni impreviste ed anche sconcertanti”.

“L’episodio centrale di questo film, quello relativo alla fuga al seguito dei militari americani, ed al “regalo” da loro ricevuto, è per l’appunto uno di questi, a cui mio padre aveva accennato in passato, ma che non aveva mai raccontato con la dovizia di particolari concessogli dalla malattia. Dopo un’iniziale resistenza ad affrontare l’argomento, ho provato ad immaginare una storia che avesse al centro quell’episodio, ma allontanandola da me, da mio padre, e dal mio contesto familiare. L’immaginazione si è nutrita anche della fascinazione del mio nuovo quartiere, Trastevere, dell’assorbimento dei suoi personaggi e dei suoi ritmi. Il risultato è che “Tutto quello che vuoi” mette insieme, in maniera abbastanza indistinguibile, vissuto personale ed invenzione romanzesca.”

“Giuliano Montaldo, il grande vecchio del cinema italiano,  dopo tanti anni si è fatto convincere a recitare “io esattamente 67 anni fa, molti di voi non possono ricordarlo, ho cominciato con “Achtung, banditi!” film d’esordio di Carlo Lizzani . Da lì è partita la mia carriera di attore e quando sono arrivato, io facevo il comico sul palcoscenico, da dilettante, e Lizzani che aveva pochi soldi a disposizione per quel film,  cercava di prendere gli attori dalla strada, come il neorealismo spesso chiedeva, per ragioni economiche, allora lui mi chiese di recitare ed accettai. Ero su questo set sbalordito: proiettoroni, macchine da presa enormi, ed allora un macchinista mi si avvicina e mi dice: “a Monta’, te piace er cinema? Stai attento er cinema è in crisi”… era il 1950 quindi devo dire che ne ho viste di storie anche perché 67 anni son tanti. Qualche cameo con amici cari l’ho fatto come Verdone, Moretti, ma quando questo signore, che conosco da tempo, alla prima del suo film “Scialla!” ero commosso ed applaudivo come un pazzo, lo conosco un giorno al Centro Sperimentale e  quando è venuto a casa mia a raccontarmi il film, e poi ho scoperto che raccontava anche una parte della vita di suo padre che, ahimè non c’è più e aveva questo tipo di malattia, l’ho visto che si commuoveva. È bello, è un racconto stupendo, queste due generazioni, i nonni e i nipoti, saltando i padri , perché queste nuove generazioni vanno più d’accordo con i nonni che con i padri e poi c’era un racconto aggiornato della gioventù con questi ragazzi che chattano sempre, con i cellulari perennemente in mano, anche per andare alla ricerca delle informazioni più essenziali che una volta insegnavano a scuola “come si chiama Garibaldi… Giuseppe, trovato!”; questo tipo di rapporto era straordinario. E poi c’era il mio tutor (Andrea Carpenzano) che è stato straordinario, eravamo sempre insieme anche nei tempi morti tra un ciak e l’altro perché, dovete sapere che i registi hanno sempre da fare per preparare il set mentre gli attori, una volta girata la scena, si riposano e si fermano nell’attesa del ciak successivo e così noi passavamo il tempo assieme. Quando Francesco mi ha chiesto che voleva me come attore, come protagonista, sono un po’ sbandato, però mi ha convinto e mi ha dato grandi motivazioni, una forza incredibile, perché lui è bravo, davvero.”

I versi scritti come graffiti sulle pareti dello studio sono del livornese Simone Lenzi,musiche di Carlo Virzì e nel film recita anche un figlio di Bruni, Arturo, noto come rapper con il nome Darkside. 

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