Crisi indotto Piaggio. A lunedì 4 settembre lo sciopero provinciale di Pisa indetto da Cgil, Cisl e Uil. Adesioni e distinguo dai Sindacati di Base

2settembre 2017 redazione Pisa-Val D’era

Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil

Slitta a lunedì 4 settembre lo sciopero provinciale dei metalmeccanici indetto da Cgil-Cisl-Uil, l’agitazione che era in programma per il primo di settembre, ma il maltempo non avrebbe consentito un’alta partecipazione e da qui la decisione dello spostamento.
Restano le stesse le modalità con sciopero di 4 ore, dalle 8.30 alle 12.30, con manifestazione davanti allo stabilimento Tmm di Pontedera in viale Africa alle ore 9.
Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil di Pisa vogliono infatti denunciare il perdurare e l’aggravarsi della crisi del settore metalmeccanico del territorio della provincia di Pisa, a partire dalle aziende dell’indotto Piaggio.

L’ultima vicenda riguarda proprio l’azienda TMM che “dalla sera alla mattina – denunciano i sindacati – ha ‘serrato’ i cancelli della fabbrica e ha aperto la procedura di messa in liquidazione dell’azienda con il conseguente licenziamento di tutti gli 85 dipendenti, pur in presenza di commesse lavorative”.

Unione Sindacale di Base Piaggio:  “A fianco dei lavoratori TMM. Non parlateci di accordo di programma”

La vicenda TMM di Pontedera è l’ennesima dimostrazione di come il territorio della Valdera, a causa delle strategie di dismissione industriale di Piaggio e delle politiche amministrative e sindacali che le sostengono, stia diventando un territorio in crisi in cui quotidianamente si perdono posti di lavoro.

Come RSU USB Piaggio esprimiamo ai lavoratori della TMM tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio per qualunque iniziativa che verrà organizzata per salvare tutti i posti di lavoro e il futuro del loro stabilimento. Crediamo, però  sia importante che i lavoratori dell’indotto e della casa madre siano uniti soprattutto nelle numerose vertenze che si sono aperte sul territorio per provare ad impedire la progressiva dismissione del polo Pontederese. Per questo riteniamo che tutta la RSU Piaggio insieme agli operai in presidio permanente della TMM debbano incontrarsi per organizzare iniziative comuni e che abbiano come protagonisti tutti i lavoratori del territorio. Quando ci dicono che è meglio non “attaccare” pubblicamente la dirigenza Piaggio perché altrimenti si rischia di non farla partecipare ai tavoli di trattativa in realtà stanno semplicemente nascondendo la loro collusione di interessi e i loro accordi sottobanco. Come si può pensare di trovare un acquirente se la Piaggio non garantirà le commesse? Come si può pensare che non sia responsabile quando l’ 85% della produzione era rivolta a Piaggio?

Non possiamo dimenticare le dichiarazioni pesantissime proprio di Colaninno quando all’esterno dello stabilimento gli operai delle Officine Ristori distribuivano un volantino. Disse chiaramente che la Piaggio non aveva nessuna responsabilità in merito alla crisi dell’indotto. Una falsità inaccettabile che andrebbe denunciata da tutti, compresi i rappresentanti istituzionali che da subito si sono recati davanti ai cancelli della TMM. Inoltre abbiamo già sentito diversi soggetti parlare di accordi di programma per le aree di crisi. Una strategia palesemente fallimentare. Gli esempi Piombino e Livorno non bastano? Nonostante gli incentivi statali (voluti da Confindustria) neanche un posto di lavoro è stato creato.

Per questo come organizzazione aderiremo allo sciopero con manifestazione di Lunedì 4 Settembre. Ma sia chiaro per noi questo è un inizio, un punto di partenza per salvare tutti gli 85 posti di lavoro. Ma deve servire anche aprire una vertenza direttamente con Piaggio  sia per l’indotto che per la casa madre.

Sindacato Generale di Base: “No ai licenziamenti in nome del profitto”

Il 95% della produzione TMM arriva da commesse Piaggio, dunque, i licenziamenti degli 85 operai/e sono da attribuire a Colaninno e alla sua sete di profitti.

Non ci risulta che sia stato brevettato un mezzo senza marmitta, ragione per cui c’è da supporre che questa produzione potrebbe realizzarsi altrove, magari in un paese dove la forza lavoro costa pochi spiccioli. Concreto è il pericolo  che la produzione sia o delocalizzata o ridistribuita solo per ridurre maestranze operaie e costi di produzione. Non va solo ritirata la procedura di licenziamento per la TMM, la commessa della produzione di marmitte deve rimanere sul territorio della Valdera continuando a dare lavoro agli 85 operai/e, oppure reinternalizzare la produzione e gli operai dentro il gruppo di Colaninno. Sperare in un nuovo compratore per la TMM significa voler ridurre la responsabilità di Piaggio, delle istituzioni e delle varie forze politiche che in questi ultimi decenni hanno governato o che, pure dall’opposizione, hanno lasciato fare. Significa dimenticare soprattutto la chiusura di altre fabbriche dell’indotto.

Le istituzioni e le forze politiche non possono continuare a giustificare fiumi di denaro pubblico o comunitario a favore delle imprese, con il ricatto dei licenziamenti. In realtà questo sistema non ha garantito né il mantenimento dei posti, né la “fedeltà” delle imprese alla collettività che li ha foraggiati.Urge coerenza e una presa di posizione chiara per scongiurare delocalizzazioni, soppressione di posti di lavoro e uso discutibile degli ammortizzatori sociali. Con i 5 milioni di euro di Industria 4.0 ricevuti dalla Piaggio (fonte Regione Toscana) ci sono i soldi per salvare la TMM e creare tanti posti di lavoro. Basta con i soldi a fondo perduto per i padroni che licenziano e de localizzano.

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