Il referendum indetto per domenica 5 luglio dal governo greco per sottoporre alla volontà popolare le proposte delle “istituzioni internazionali“ (ex Troika) è stato presentato dal Premier Renzi come la possibilità di scelta fra la permanenza della Grecia nell’Euro o il ritorno alla Dracma.
3luglio 2015 da Giga
In realtà il braccio di ferro in atto sta evidenziando la natura prevalentemente politica della crisi greca che assume, sempre con maggior chiarezza, le sembianze di un ricatto attraverso il quale si cerca di imporre l’attuazione di politiche economiche contrarie agli impegni assunti da Tsipras col popolo greco attraverso il “Programma di Salonicco” e sul quale ha ottenuto il mandato di governo per uscire dalla crisi lasciandosi alle spalle le politiche di austerità.
La Grecia ha perso la sovranità economica ormai dal 2010 allorché è stata posta sotto “tutela internazionale” e la quasi totalità dei finanziamenti ottenuti in cambio delle cosiddette ” riforme strutturali” sono stati impiegati per restituire i prestiti contratti con le banche private (in prevalenza francesi e tedesche) e successivamente con gli stati europei e le istituzioni internazionali, mentre solo le briciole sono state impiegate per far uscire il paese dalla profonda depressione in cui è stato spinto dalle politiche di austerità.
Con quali risultati?
Il debito pubblico è aumentato vertiginosamente proprio con l’avvio dei “piani di salvataggio”, sino al 2009 era poco meno del 104%, nel 2010 è salito al 148,3% sino a superare attualmente il 180% del Pil. La drammatica recessione ha visto contrarre il Prodotto interno lordo del 26%, la disoccupazione salire oltre il 25% e la povertà ha assunto fenomeno di massa. Ma evidentemente per le “istituzioni internazionali” le sofferenze inflitte al popolo greco non sono ancora sufficienti.
Allora cosa si cela dietro lo scontro in atto fra un paese in ginocchio e gli interessi dei gruppi finanziari internazionali dei quali la Troika ne rappresenta “la faccia istituzionale”? Ad una analisi più approfondita non è così arduo comprendere che oggetto dello scontro non è soltanto il denaro (che in caso di default la Grecia non restituirebbe) ma il trasferimento del potere di governo dagli stati europei alle istituzioni interne alle organizzazioni finanziarie internazionali, ovvero ai mercati. E’ in questi termini che si può spiegare l’accanimento della Troika contro i diritti dei lavoratori, siamo di fronte ad un conflitto di classe su scala internazionale che vede il capitale ben rappresentato e i lavoratori deboli e disorganizzati.
Attualmente la Grecia rappresenta il principale campo di sperimentazione per l’introduzione di un nuovo ordine politico-economico internazionale che mira a scardinare gli equilibri di potere fra capitale e lavoro e disegnare una configurazione dell’Unione Europea basata sull’egemonia tedesca a scapito delle regioni periferiche.
La straordinaria lezione di resistenza del popolo greco è incentrato sulla difesa dei lavoratori e delle fasce di popolazione più deboli, contro l’aggressività delle istanze del capitale che si trincera dietro il rispetto di parametri, leggi europee e sovrastrutture politiche, che hanno iniziato a serrare i ranghi di fronte al primo debole tentativo di rivendicazione della sovranità da parte di un piccolo Stato in difficoltà.
Sostenere la lotta di resistenza del popolo greco significa non solo incrinare la matrice ordoliberale che la Germania ha imposto all’Unione Europea sin dalla sua fondazione ma, soprattutto aprire un fronte di lotta internazionale contro il capitalismo finanziario imperante a vantaggio della riaffermazione della sovranità popolare, dei diritti dei lavoratori e dei migranti e per la tutela dell’ambiente e dei beni comuni.
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