Nuovo sciopero della fame di Paolo Francini, operaio Fiom della Lucchini a Piombino: “nessuna delle promesse del Governo è stata mantenuta, non ho altro modo se non quello di mettermi in gioco personalmente”.

28agosto 2014 Ai mezzi di informazione e p.c: Al Presidente della Regione Toscana, ll Presidente del Consiglio dei Ministri, al Segretario Nazionale della Fiom- Cgil

lucchiniL’ estate è quasi terminata e la situazione dello stabilimento Lucchini di Piombino è sempre più drammatica. Dopo lo spegnimento dell’ altoforno, avvenuto nell’aprile scorso, adesso si è fermata anche la cokeria. In pratica migliaia di persone vivono tra contratti di solidarietà, pochissimi giorni di lavoro ed il buio davanti. Nessuna delle promesse del Governo è stata mantenuta: l’ impegno a non spegnere l’ altoforno, l’arrivo della Concordia a Piombino e lo stesso accordo di programma appare di difficile e lunga applicazione. Forse addirittura una grande scatola vuota. Fin troppo facile constatare che Piombino e i suoi lavoratori sono stati traditi e abbandonati, senza scrupoli. Anche la proposta di acquisto dello stabilimento da parte del gruppo indiano (ammesso che vada in porto) non può essere la soluzione definitiva, in quanto assicurerebbe il rientro in fabbrica solo a 700 persone, riassunte probabilmente, dietro un rigida selezione che una volta si definiva padronale, con diritti e salari da terzo mondo.

Adesso occorre affermare una sola cosa: ci possiamo salvare soltanto tutti insieme. Non è accettabile una soluzione per alcuni, mentre altri restano nell’incertezza; così scateneremmo solo una guerra fra poveri. L’unico percorso condivisibile è quello che assicura lavoro stabile, con la salvaguardia dei diritti acquisiti per tutti, lavoratori diretti e dell’ indotto. Senza perdere neanche un posto di lavoro.

Questo si può ottenere in un solo modo: tornando a produrre acciaio allo stabilimento di Piombino. Se per questo occorre che lo Stato riacquisisca, anche solo in parte, la fabbrica, si pretenda che lo Stato lo faccia, con forte determinazione. Dopo promesse tradite e colossali prese in giro, è fin troppo chiaro che solo la mobilitazione e la lotta dei lavoratori di tutto il territorio, può servire a non far chiudere Piombino.

FRANCINIEcco perché da subito bisogna organizzare iniziative talmente forti e durature da far diventare il caso della siderurgia di Piombino un’emergenza nazionale. Io sono solo un lavoratore (iscritto alla FIOM) di 54 anni che dal 1980 lavora nella fabbrica di Piombino. Non ho altro modo di esprimere la necessità dei riprendere la lotta per i nostri diritti e per il lavoro, se non quello di mettermi in gioco personalmente.

Per cui dalle ore 8.00 di sabato 30 agosto alle ore 8.00 di lunedì 1° settembre sarò all’ingresso della città di Piombino, nell’aiuola pubblica all’ingresso della SOL, facendo lo sciopero della fame. Sarà banale,ma è vero: chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso!! E se si perde questa volta, lasceremo alle nuove generazioni un futuro di miseria e disperazione.

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