Le Officine Ristori di Montecalvoli (frazione di un piccolo comune a pochi chilometri da Pontedera) fino ad oggi impiegavano 119dipendenti, 83 dei quali operai, una fabbrica metalmeccanica che vive delle commesse della Piaggio, telai, manubri, componentistica per le due ruote e un reparto per lavorazione di alluminio e acciaio destinati a moto e scooter.
28settembre 2016 da Federico Giusti
La crisi della Ristori non è degli ultimi giorni ma parlare di crisi sarebbe fuorviante: la azienda da anni ricorre agli ammortizzatori sociali, cassa integrazione ordinaria e straordinaria, il prossimo 5ottobre non ci sarà alcuna proroga ma la mobilità\licenziamento per 61dipendenti. Lo ha ribadito la proprietà nell’incontro di ieri con i sindacati provinciali Fiom e Uilm, era nell’aria questa decisione nonostante la fabbrica da mesi lavori a pieno regime.
In proposito abbiamo intervistato alcuni lavoratori e solidali attivi su Pisa e provincia, presenti fin dalle prime ore del giorno ai cancelli della fabbrica per dare sostegno agli operai in lotta:
D: Ma allora, da dove nascono questi esuberi?
R: Le responsabilità sono di Piaggio, sono loro ad avere negato alcuni ordini alla Ristori, la spiegazione è semplice e basta vedere dove si rifornisce la Piaggio stessa, negli ultimi anni ha delocalizzato la produzione mettendo in in ginocchio l’indotto locale, scegliendosi altri patner per la fornitura della componentistica, nell’est europeo e/o in Asia, dove il costo del lavoro è ridotto. Va inoltre segnalato che molte responsabilità sono anche delle istituzioni locali e regionali, per il fatto che in questi anni hanno lasciato alla Piaggio la facoltà agire indisturbata sul piano delle delocalizzazioni. Alcuni operai ci ricordano che il presidente della Regione e i sindaci già due anni fa si adoperarono per scongiurare i licenziamenti, un impegno che tuttavia non ha prodotto risultati significativi in termini di subalternità politica e culturale all’imprenditoria e ai suoi interessi. Ormai da anni vediamo sindaci inginocchiarsi a piccoli e medi padroncini, a farsi dettare le linee guida dei piani regolatori, quando poi chiudono aziende e mandano a casa gli operai si appellano al generico buon senso, che tradotto in fatti è solo inutile lamento.
Piaggio sta delocalizzando la produzione da anni, lo fa con il sostegno attivo del Governo e del Pd, è al Pd che chiediamo conto di questa decisione, visto che in Parlamento siede nelle loro fila anche il rampollo dei Colaninno. Andiamo a vedere l’indice di produttività di Matteo Colaninno, 585 su 630 deputati, dovremmo forse prendere lezioni da Lor Signori?
D: E il sindacato?
R: Bella domanda, in questi anni si è limitato alla riduzione del danno, a chiedere ammortizzatori sociali e a invocare un piano industriale che si traduce nei fatti nella delocalizzazione. Ci raccontavano di scarsi investimenti tecnologici, un male endemico della industria italiana che da anni pensa di competere solo abbattendo il costo del lavoro e le tutele individuali e collettive. Il sindacato doveva muoversi con maggiore forza quando mesi fa la produzione era a pieno ritmo, tuttavia non vogliamo impartire lezioni, piuttosto sviluppare un ragionamento ossia che il ricorso agli ammortizzatori reiterato nel tempo è l’anticamera dei licenziamenti e solo mettendo in campo una lotta dura riusciamo a rovesciare i rapporti di forza.
Forse è già troppo tardi ma lo scontro deve investire la stessa Piaggio, il committente che ha tagliato fondi alla Ristori, scioperi di tutto l’indotto e blocchi delle merci, non vediamo altra via di uscita. La solidarietà attiva va sviluppata e concretizzata a partire proprio dalla Piaggio stessa
D: L’Azienda che ruolo ha avuto?
Negativo, ieri all’incontro con i sindacati hanno manifestato tutto il loro livore per gli operai disinteressandosi della loro sorte del resto, i licenziamenti riguarderanno soprattutto loro e in prospettiva assumeranno interinali per 6\7 mesi all’anno senza diritti e con carichi di lavoro elevati, paghe da fame e da mandare a casa al termine del contratto). Insomma minori ordinazioni da Piaggio, produzione per pochi mesi all’anno, interinali al posto di contratti a tempo indeterminato, espulsione del sindacato dalla fabbrica.
Il modello Marchionne ormai riguarda anche le due ruote e il suo indotto, è tempo per i lavoratori e il sindacato stesso attuare forme di lotta dure, reali e efficaci, in caso contrario ci aspetterà solo una lenta e inesorabile agonia. Per questo i prossimi passaggi dovranno essere all’altezza della situazione, scioperi e blocchi dei cancelli in Piaggio e nel suo indotto, altre soluzioni non esistono