25 novembre giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Due domande di contributo alla riflessione

Silvia Gesess

Il 25 novembre è stato scelto nel 1999, come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite. Data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981

3novembre 2015 di Silvia Gesess

rosso immagineIn Regione e nei Comuni, si terranno iniziative, spunteranno scarpette rosse e tutti per un giorno torneremo a condannare ogni forma di violenza, sia essa fisica o psicologica, perpetrata dall’uomo nei confronti della donna.

Credo sarebbe opportuno porsi almeno due domande: “che cosa autorizza l’uomo, da secoli e secoli, ad erigersi al di sopra della donna? Che cosa lo spinge a ritenerla quindi sottoposta e subalterna?”
La risposta, a mio avviso, può essere soltanto una: il maschilismo! Questo atteggiamento o ideologia egemone, come taluni lo definiscono, è stato oggetto di studi ed ipotesi, le più disparate!

Per decenni le femministe hanno accusato frontalmente la Chiesa, soprattutto in Italia, accusando le Sacre Scritture di misoginia: la donna creata da una costola dell’uomo, la donna che disobbedendo a Dio condanna l’uomo all’espulsione dall’eden e soprattutto il fondamentale fatto che Dio è maschio; tutto ciò non lascerebbe dubbio alcuno, la Chiesa promuove la cultura maschilista!

rossoNeanche la comunità scientifica però è stata utile alla causa femminile, anzi tutt’altro, basti pensare al padre dell’evoluzionismo, Darwin, che candidamente affermava l’inferiorità mentale della donna, o al sociobiologo Edward Osborne Wilson sostenitore della predisposizione genetica delle donne ai lavori casalinghi, sino all’aberrante Desmonn Morris che, nella “Scimmia Nuda”, traccia un’evoluzione della femmina umana tutta in funzione del piacere maschile.

Il mondo della Politica non è stato da meno dall’aborto imposto a Nilde Iotti, all’isolamento di Teresa Noce perché non più gradita al marito, sino alle olgettine dell’ex Presidente del Consiglio, la donna è troppo spesso semplicemente compagna o strumento dell’uomo di potere, raramente protagonista ed anche in quel caso le illazioni si sprecano:

  • Pensare che il termine ebraico tselah, tradotto nell’antico testamento come costola, si possa anche tradurre in fianco, lato e metà, probabilmente Dio prese metà dell’uomo e creò la donna; nel Talmud si dice che la donna sia l’ossatura dell’uomo, quindi parte di esso.
  • Pensare che le donne hanno dimostrato di poter dirigere aziende, scuole, ospedali e Nazioni.
  • Pensare che c’è ancora chi invoca una risposta dalle Istituzioni, con l’introduzione di nuovi reati ed inasprimenti delle pene, personalmente non credo che la risposta possa essere un’etica normativa, solitamente foriera di condanne censure e null’altro, ma che sia l’apertura all’altro.

Sia chiaro non l’apertura melensa che sazia la falsa coscienza individuale ma, quella che si esprime nella lotta collettiva contro le ingiustizie, nella ricerca e nella costruzione quotidiane di un’organizzazione sociale che non produca sfruttati, né programmi sfruttatori, una rivoluzione culturale e permanente che veda l’uomo e la donna fianco a fianco tesi ad un avvenire migliore ed equo.

Per quanti interessati, solo alcuni post precedenti:

donne

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